La Finanza ha avviato una verifica fiscale nei confronti del colosso.
La replica: rispettiamo la legge
La replica: rispettiamo la legge
La stessa Agenzia delle entrate, ha riferito Ceriani, ha fatto
presente la difficoltà di agire nei confronti delle società digitali
transnazionali che, come rilevato da Graziano nell’interrogazione,
«sfruttando ingegnerie finanziarie offerte da evidenti lacune nella
normativa nazionale e internazionale, riescono a non pagare le tasse nel
nostro Paese». L’Agenzia, quindi, ha proseguito il sottosegretario,
«per contrastare efficacemente fenomeni di pianificazione fiscale
aggressiva avanti scala transnazionale, sta procedendo, in base a un
primo screening delle risultanze dell’attività di tutoraggio dei grandi
contribuenti, a una selezione di posizioni che possano dar luogo a una
mirata attività di controllo fiscale nei confronti dei gruppi
multinazionali attivi nel settore dell’elettronica e dell’e-commerce e
le cui strategie fiscali sono oggetto di attenzione da parte
dell’opinione pubblica italiana e internazionale».
Ceriani ha inoltre riferito dell’azione che l’Italia sta portando avanti nelle sedi internazionali contro l’erosione di base imponibile causata «dallo spostamento artificioso degli utili verso giurisdizioni maggiormente attraenti dal punto di vista fiscal», come fa Google Italy, che imputa i suoi proventi alla casa madre in Irlanda. E proprio sotto presidenza irlandese, l’anno prossimo il Consiglio europeo esaminerà l’Action plan e la raccomandazione sui paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva che la Commissione europea sta predisponendo.
Immediata la replica del gigante del web. «Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana. Continueremo a collaborare con le autorità locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi». È quanto sostiene la società, dopo l’annuncio delle verifiche in corso da parte della Gdf sugli adempimenti fiscali in Italia.
Ceriani ha inoltre riferito dell’azione che l’Italia sta portando avanti nelle sedi internazionali contro l’erosione di base imponibile causata «dallo spostamento artificioso degli utili verso giurisdizioni maggiormente attraenti dal punto di vista fiscal», come fa Google Italy, che imputa i suoi proventi alla casa madre in Irlanda. E proprio sotto presidenza irlandese, l’anno prossimo il Consiglio europeo esaminerà l’Action plan e la raccomandazione sui paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva che la Commissione europea sta predisponendo.
Immediata la replica del gigante del web. «Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana. Continueremo a collaborare con le autorità locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi». È quanto sostiene la società, dopo l’annuncio delle verifiche in corso da parte della Gdf sugli adempimenti fiscali in Italia.