L'economia italiana è in vendita (all'estero)

MILANO - L'economia italiana in crisi vacilla e i grandi gruppi stranieri non esitano un secondo ad approfittarne come avvoltoi che tengono di mira la propria preda. Così, come nelle più spietate partite a Risiko, i colossi nazionali vengono invasi da società che di tricolore non hanno nulla. A farne le spese sono le case di moda, orgoglio italiano nel mondo: da Ferré, acquisita da Paris Group (Dubai), di proprietà di Abdulkader Sankari, a Gucci e Brioni - quest'ultima celebre per avere prodotto in passato gli smoking di James Bond - annesse insieme a Bottega Veneta alla holding francese PPR guidata dal manager François-Henri Pinault. Fino ad arrivare alla maison Valentino, assorbita dal gruppo Mayhoola for Investment dell'emiro del Qatar Hamad bin Kahlifa al Thani e a Bulgari e Fendi, ceduta alla francese LVMH (Louis Vuitton Moet Hennesy) di Bernard Arnault. Nel mirino dei colonizzatori dell'alta finanza anche l'industria alimentare: Gancia, Peroni, Parmalat e Bertolli sono oggi aziende satellite rispettivamente di Russkij Standard (Russia), SabMiller (Sudafrica), Lactalis (Francia) e Deoleo S.A. (Spagna). A soccombere ci sono anche storici simboli del lusso come Ferretti, numero un al mondo nella produzione di yacht, acquistata da Shandong Heavy Industry Group e Rinascente, di recente inglobata dal colosso tailandese Central Retail Corporation di Kobchai Chirathivat. A chiudere la lista c'è Edison, da centotrent'anni produttrice e venditrice di energia, che ha consegnato l'ottanta per cento delle proprie azioni al gigante transalpino Electricité de France, amministrato dal magnate Henri Proglio.