Le banche cinesi hanno smesso di prestarsi soldi, e la banca centrale è dovuta intervenire per iniettare 49 miliardi di dollari in un colpo solo. Non è bastato, e i tassi continuano a crescere - Per John Paul Smith, esperto di crisi nei mercati emergenti, “credit crunch” e bolla immobiliare porteranno un 2014 horror per la Cina
1. LA CRISI DI LIQUIDITÀ CINESE PEGGIORA NONOSTANTE L'INTERVENTO DELLA BANCA CENTRALE
The People s Bank of Chin Venerdì scorso la banca centrale cinese era intervenuta per iniettare 300 miliardi di Remimbi (49 miliardi di dollari) nelle banche in disperato bisogno di liquidità. Ma la situazione non è migliorata: il tasso di riacquisto a sette giorni, un indicatore fondamentale per determinare la liquidità a breve termine, è salito oggi di altri 60 putni base, fino a 8,8%. E' un segno che le banche tengono per sé i contanti, e non li prestano ad altre banche.
Sembra una ripetizione del "cash crunch" dello scorso giugno, che aveva spaventato gli investitori e portato a galla la debolezza della seconda economia mondiale. La banca centrale, da allora, ha intrapreso una politica molto più aggressiva, ma non sembra che i suoi sforzi siano sufficienti.
Simon Rabinovitch del "Financial Times" ha preparato un "Q&A", un domanda-e-risposta, per chiarire cosa sta succedendo all'economia del Dragone.
Qual è la causa?
Cosa succederà questa settimana?
Ci sono due operazioni open-market in programma per martedì e giovedì, e il precedente della settimana scorsa fa pensare che la banca centrale fornirà nuova liquidità. Ma non vuole esagerare, contando che la crisi di liquidità potrebbe allentarsi dopo il capodanno cinese a febbraio. Guardando ai tassi di prestito interbancario, se nell'ultimo mese sono schizzati, nel medio e lungo periodo sono rimasti abbastanza stabili. Questa è un'indicazione che la crisi di liquidità potrebbe essere una "caccia ai soldi" di fine anno e non uno schianto irreparabile del sistema finanziario cinese.
Fonte: Dagospia